colpe e sciagure rinascenti io veggio
e voi piú ch'altri, voi, l'invidie, gli odi,
l'orgoglio vostro, e le trame, e le furie
mi siete numi, e l'avvenir mi aprite.
Divinità, che dal sen mi prorompe
e mai quetar per lagrime non posso
è il dolor mio; speme e pietà lusinga
mi fanno, e parlo. Or gli ultimi consigli
ti mando al cor. -- Ajace avi e valore
vanta comuni al generoso Achille,
e implacato, magnanimo, mortale
in ogni impresa che alla patria noccia
l'avrai nemico: ma guerrier sublime
per la tua gloria ei pugnerà, se a gloria
piú che a possanza, o Agamennone aspiri.
Agamennone -
Gloria!... Indistinti tu mi davi, eterni
di parricida e re de' regi i nomi.
Calcante -
Misero re! Pur mi vedesti assiso
sull'altar della Dea, l'intera notte,
disdir l'orrendo sagrificio: e quanto
te scongiurando e abbracciando non piansi!
Piangevi tu, ma non mi udivi. A' tuoi,
a' fidi tuoi, prezzo del sommo impero
vittima davi Ifigenia. Per essi
del terror delle Erinni ardean le schiere
e a nudi brandi intorno mi fremeano
pallide, atroci, e deliravan sangue,
che le infernali Deità placasse.
Dell'innocente giovinetta il crine
coronò il fratel tuo; gittò sovr'essa
il vel. Con fredde mani ella le mie
strinse, al cielo mirando. Io te mirava
e ancor credea che tu padre saresti!
Raccapricciando ritraevi il volto,