Critica
Nei drammi di Metastasio, di argomento vario, c' equilibrio fra musica e poesia secondo la riforma iniziata da Apostolo Zeno, creatore di un tono nuovo, il melodrammatico, che diventa una maniera originale di sentimento e di lirica, o meglio è il vagheggiamento musicale del sentimento, il quale, come osserva il Momigliano, si muta in motivo di canto. C'è come una voluttà nel penare, un palpito sommesso, il dolce strazio, la languida aspirazione, che talvolta digrada nel ridicolo per l'esilità e la volubilità dei sentimenti dei personaggi. Nella sua costituzione estrinseca, il melodramma è composto di tre atti, i personaggi parlano in versi sciolti o in serie di endecasillabi e di settenari liberamente rimati; ma quando devono esprimere l'impeto della passione oppure qualche massima, allora parlano in strofette agili, che prendono il nome di ariette. Numerosi sono i melodrammi del Metastasio: Didone abbandonata, del 1724, che gli diede il primo risonante successo, in quanto la protagonista viene immaginata come creatura veramente umana presa fra la coscienza del potere e la debolezza della passione d'amore; Siroe (1727), di argomento persiano, in cui è messo in evidenza il contrasto tra la passione amorosa e il retto dovere; Catone in Utica (1728), il nobile romano simbolo della libertà, per non perdere la quale si suicida (il racconto della sua tragica fine viene fatto sulle scene da Marzia, moglie di Catone); Ezio, del 1728, personaggio eroico nella sua magnanimità che ispirerà a Giuseppe Verdi l'omonimo personaggio dell' Attila; Alessandro nelle Indie (1729); Semiramide (1729); Artaserse (1730), molto elogiato dal Carducci "per l'invenzione ricca di situazioni e contrasti veramente drammatici"; Adriano in Siria (1732) Demetrio (1731), che provocò tale commozione che l'autore disse di aver veduto "pianger gli orsi". Seguono Issipile (1732), dramma eloquente per la dimostrazione della pietà filiale e che tratta della congiura delle donne di Lemno contro gli uomini; Olimpiade, le cui fonti di ispirazione sono l' Aminta del Tasso e il Pastor fido del Guarini, dramma di "una perfezione inarrivata ed inarrivabile" (Carducci); Demofoonte (1733), dove si svolge il contrasto tra gli affetti di padre e di sposo; La clemenza di Tito (1734), in cui si esaltano le doti di generosità e bontà del grande imperatore, dramma molto ammirato da Voltaire. In Achille in Sciro (1736), scritto in soli 18 giorni, è efficacemente rappresentata la sete di gloria di Achille in lotta con l'amore; in Ciro riconosciuto (1736) e Temistocle (1736), risuona un forte sentimento patrio; in Zenobia (1740) s'alterna amore con clemenza o rigida virtù; Attilio Regolo (173-840), fu considerata una tragedia di una solennità quasi religiosa, e al Carducci parve dotata "di una eloquenza drammatica". Metastasio compose poi Antigone (1744); Ipermestra; Il re pastore (1751); L'eroe cinese (1752); Nitteti (1756); Il trionfo di Clelia (1762); Romolo ed Ersilia (1765); Il Ruggiero ovvero L'eroica ingratitudine (1771); Siface (1771?). Questi drammi non sono nè lavori pseudoclassici alla moda, come quelli del Voltaire, nè eclettiche imitazioni classiche, come quelle dell'Alfieri; sono una manifestazione spontanea, creata dalle necessità artistiche di tutta una nazione e dai suggerimenti irresistibili di un'arte grande e viva. Tanti motivi psicologici e pittoreschi, tanti atteggiamenti artistici così largamente imitati dimostrano, secondo il Momigliano, che il Metastasio fu l'interprete di stati d'animo diffusi e il creatore di un nuovo linguaggio poetico. I suoi melodrammi hanno tutti per argomento una volontà eroica, il loro tema sembra tragico o eroico, il modo di sentirlo è del tutto sentimentale: "E' pena troppo barbara / sentirsi, oh Dio, morir / E non poter mai dir: / Morir mi sento! / V'è nel lagnarsi e piangere, / v'è un'ombra di piacer; / ma struggersi e tacer / tutto è tormento" (Antigone , atto I, scena XI). Ecco tutta la poesia del Metastasio, la quale comporta talvolta il pericolo della degradazione del sentimentale per certa esilità e volubilità dei sentimenti e anche il pericolo del falso tragico; c' da aggiungere il ricorso alle "ariette", che sono la sintesi di tutta la poesia melodrammatica e l'immortale creazione del Metastasio: sono una breve melodia in cui si concentra il suo piccolo mondo di tenerezza, di abbandono, di capriccio, di grazia, anche il suo mondo di piccole, modeste verità psicologiche e morali, soprattutto di psicologia e di morale amorosa; c'è un'anima musicale che serpeggia attraverso le pagine del melodramma, che si alza, si effonde, trionfa nelle ariette: le note insistono, ritornano, si spengono fornendo l'espressione di una grazia sentimentale.