Venga e mi prenda la gelata morte
ne le sue braccia. Io m'offro a lei. Dormire
ne le sue braccia, non veder più luce,
chiuder per sempre gli occhi aridi al sonno!
Ah perché, dunque, tu questo riposo
vorrai negarmi? Che mai feci, o Dio?
- In vano, in vano! È il tuo, misero, un dio
terribile. Tu chiami in van la morte.
Tu non morrai; tu non avrai riposo;
tu non potrai, tu non potrai dormire.
È morto il sonno, il lene amico, il sonno!
Tu non morrai. Per te sempre la luce;
per te, pur ne le tenebre, la luce;
sempre la luce. E il tuo, misero, un dio
terribile. - Me misero! Né il sonno
mi chiuderà questi occhi, né la morte...
Oh, non è vero. Fatemi dormire,
voi, care mani; datemi il riposo!
Pallide mani, datemi il riposo;
premete le mie pàlpebre! La luce
è come un dardo. Oh fatemi dormire,
pallide mani! Alzatevi al mio Dio
congiunte, e voi pregatemi la morte
se troppo è dolce al mio peccato il sonno.
Non chiedo il sonno. Io sol chiedo il riposo
de la morte; non più veder la luce
orrida; eternamente, o Dio, dormire.
II.
- Odi tu? Odi tu? Questo romore
sempre questo romore... Ascolta! Ascolta!
Forse dormi, sorella? - Dorme in pace.
E sogna. Alcun romore nel silenzio
del suo sangue non giunge. Il suo respiro