Trama della TRAGEDIA "FILIPPO"
Don Carlos, figlio di Filippo II, e Isabella, sposa al re per ragioni di stato, scoprono di amarsi. La tragedia si apre nella reggia di Madrid con il lamento della regina sull'amore che nutre per l'uomo.
Il monologo di Isabella mostra come il sentimento sia denso di sensi di colpa: ella non può, infatti, amare il figlio del proprio marito, e si strugge dal dolore. Soggiunge Don Carlos, il quale altro non può che manifestare anch'egli i propri sentimenti, ma viene zittito dalla donna, che è cosciente dell'impossibile realizzazione dei desideri reciproci. Don Carlos palesa tutto il suo rancore verso il padre, Filippo, che inizialmente stipulò il fidanzamento tra il figlio e la principessa francese per poi romperlo e convolare con lei a nozze.
Isabella abbandona la scena chiedendo a Carlos di dimenticarsi di lei. Entra quindi Perez, dietro al quale si cela la figura del segretario di Stato, che chiede a Carlos di condividere con lui i segreti del proprio stato d'animo. Don Carlos, cosciente di dovergli rivelare l'odio verso il proprio padre, lamenta la propria situazione disperata svelando il loro antagonismo, nodo centrale della tragedia: si delinea così, dalle parole dell'Infante, la figura del monarca/padre tirannico.
Filippo, scoperto il segreto che lega la moglie al figlio, sfrutta l'occasione per sfogare il suo odio contro Don Carlos. Convoca dunque il fido Gomez, chiedendogli di assistere, nascosto, ad un colloquio tra lui ed Isabella: compito del servitore sarà quello di osservare con accortezza la donna, per leggerle sul volto gli eventuali segni che potranno svelare la verità sui sentimenti da lei nutriti.
Isabella sottostà titubante all'interrogatorio del monarca, che le chiede subdolamente cosa ella pensi del figlio: Filippo dichiara che Don Carlos trama alle sue spalle e che è giunto il momento di prendere una decisione riguardo l'eventuale punizione da destinargli. Si mostra, però, fintamente contrito della situazione, mostrandosi combattuto tra il dovere regale e il sentimento paterno. Isabella tenta di difendere Don Carlos, giurando ch'egli sia innocente ed estraneo ai complotti dei quali è sospettato. Filippo convoca, dinanzi a lei, Gomez ed il figlio, accusandolo di aver preso in simpatia i Fiamminghi: l'Infante si difende dicendogli che è un tiranno, che non riesce a provare pietà per i popoli a lui sottomessi.
Filippo finge di perdonare il figlio, e gli chiede di ritirarsi, come alla moglie. Rimasto solo con Gomez, esprime in pochi versi l'intuizione del reale legame che unisce i due:
A parte, Carlos redarguisce Isabella sulla linea di difesa tenuta nei suoi confronti e tenta di metterla al corrente della mancanza di pietà del padre. Filippo, nel frattempo, convoca Leonardo, Perez e Gomez in un Consiglio di coscienza, seduta dei fidi consiglieri del sovrano nella presa di decisioni in linea con i principi religiosi. Dinanzi a loro lancia la falsa accusa di tentato parricidio da parte di Carlos, che sarebbe stato fermato da un cortigiano chiamato Rodrigo, che non appare mai in scena né più menzionato. Seppur titubanti nel dover esprimersi nei confronti di un Infante, Leonardo e Gomez asseriscono di credere nelle parole del loro monarca e, dunque, alla colpevolezza di Carlos. La scena si riempie di dialoghi che si apprestano a svariate letture: il tradimento filiale, la cecità del potere, il servilismo della religione al potere monarchico. Perez, tuttavia, invoca la pietà per evitare la condanna a morte di Carlos.
Rimasto solo, Filippo nutre odio nei confronti di Perez: difendendo Carlos, diviene ai suoi occhi un traditore della corona.
Filippo, seguito da alcuni soldati armati, arresta il figlio, assorto nei suoi pensieri, con la falsa accusa di tentato parricidio. Carlos è sorpreso, ma non tenta la difesa, esprime solo di conoscere il perché di tale azione nei suoi confronti. Filippo lo odia e questo è un modo per punirlo. Il conflitto tra i due è espresso in una serie di velenose battute, nelle quali il monarca assume un atteggiamento sdegnoso e distaccato, appellandosi all'onore ed alla ragion di stato, mentre il figlio sviscera la disaffezione nei suoi confronti, chiamandolo tiranno sanguinario. A nulla vale il pensiero di Carlos, che viene rinchiuso in prigione.
Isabella, disperata, accorre per chiedere spiegazioni e Filippo, nuovamente, insinua parole sibilline su un possibile amore tra lei e Carlos. Rimasta sola, viene raggiunta da Gomez che le reca notizia della prossima condanna a morte dell'Infante. Anch'egli, addestrato da Filippo, con sapiente retorica insinua nella mente di lei il sospetto che i suoi sentimenti siano noti. Allo stesso tempo, ammette di sapere, come tutti, che le accuse di Filippo sono false, e che nessuno dei consiglieri ha osato opporsi all'arresto di Carlos. Gomez sta tendendo una trappola alla regina: Isabella, sconcertata, chiede prima al consigliere di intercedere per il perdono dell'innocente e, vista l'impotenza di Gomez, gli suggerisce di aiutare Carlos a fuggire. Certa dell'impossibilità della cosa, prega Gomez di condurla alla prigione: sarà lei a condurre l'amato alla libertà.
Carlos riflette nella sua cella sulla possibilità che l'odio estremo del padre nasca dalla consapevolezza di lui dell'amore che lega il figlio alla moglie. Isabella viene introdotta nella prigione e confessa a Carlos di aver avuto l'aiuto di Gomez. Il principe, conoscendo la natura di questi, inorridisce e rimprovera la donna, che tenta di convincerlo che il consigliere sia un uomo onesto. Carlos invoca eroicamente la morte come unica possibilità di risoluzione del dramma, e conferma ad Isabella di potersi fidare solo di Perez: le chiede, inoltre, di nascondere i suoi sentimenti per salvarsi la vita dalle ire di Filippo.
Il monarca, però, ha teso una trappola ed irrompe nella cella, lanciando finalmente il suo grido d'accusa: adulterio. Carlos tenta la difesa della regina, ma inutilmente: Isabella, sgomenta della rabbia di Filippo, si fa risoluta ed ammette il suo sentimento nei confronti di Carlos, vomitando odio nei confronti del sovrano.
Giunge allora Gomez, con l'annuncio della morte di Perez per volere del tiranno: ha in mano l'arma con la quale il consigliere è stato ucciso. Filippo, nella sua rabbia vendicatrice, porge il ferro a Carlos, spingendolo ad uccidersi. Eroicamente, Carlos si pugnala. Isabella viene invitata da Filippo a vivere accanto a lui colma di dolore, e solo al passare di questo morire per mano sua. Isabella, però, afferra velocemente il pugnale dell'amato togliendosi la vita, pur di non rimanere accanto ad un uomo così privo di pietà.