Vedila, ahi lassa!, che di caldo rio
bagna la guancia vereconda e casta,
e nel seno t'addita augusto e pio
il solco ancor della vandalic'asta.
Assai pagò la dolorosa il fio
d'antiche colpe che l'han doma e guasta:
deh! più non la percota antica spada,
ché non v'ha parte intatta ov'ella cada.
Ma di leggi dotarla, e le disciolte
membra legarle in un sol nodo e stretto,
ed impedir che di sue genti molte
un mostro emerga che le squarci il petto,
e l'aquila frenar che l'ugne ha volte
contro il suo fianco e l'empie di sospetto,
sia questa, o salvator forte guerriero,
la tua gloria più cara e il tuo pensiero.
E voi di tanta madre incliti figli,
fratelli, i preghi della madre udite.
Di sentenza disgiunti e di consigli,
che sperate, infelici? e cui tradite?
Una, deh!, sia la patria, e ne' perigli
uno il senno, l'ardir, l'alme, le vite.
Del discorde voler che vi scompagna
deh non rida, per Dio!, Roma e Lamagna.