Ed o fosse ardimento, ovver ch'al mondo
Vinta dalla stanchezza è la paura,
Fermossi; e di spiar vago per uso,
Primo del gener suo rivolse il muso.
E ritto in su due piè con gli occhi intenti,
Mirando quanto si potea lontano,
Di qua, di là, da tutti quattro i venti,
Cercò l'acqua e la terra, il monte e il piano,
Spiò le selve, i laghi e le correnti,
Le distese campagne e l'oceano;
Né vide altro stranier, se non farfalle
E molte vespe errar giù per la valle.
Granchi non vide già, né granchiolini,
Né d'armi ostili indizio in alcun lato.
Soli di verso il campo i vespertini
Fiati venian movendo i rami e il prato,
Soavemente susurrando, e i crini
Fra gli orecchi molcendo al buon soldato.
Era il ciel senza nubi, e rubiconda
La parte occidentale, e il mar senz'onda.
Rinvigorir sentissi, ed all'aspetto
Di sì queta beltà l'alma riprese
Il Miratondo. E poi che con effetto,
Quattro volte a girar per lo paese
Le pupille tornando, ogni sospetto
Intempestivo e vano esser comprese,
Osò gridare a' suoi compagni eroi:
Sì gran fede prestava agli occhi suoi.
Non con tanta allegrezza i diecimila
Cui lor propria virtù d'Europa ai liti
Riconducea, dall'armi e dalle fila
Del re persian per tanta terra usciti,
La voce udìr, che via di fila in fila
S'accrescea, di color che pria saliti
Onde il mar si scopria, qual chi mirare
Crede suo scampo, gridar, mare mare,
Con quanta i topi, omai ridotti al fine
Per fatica e per tema, udiro il grido