Quanto gli offesi; e quanto può avvilirmi
Il lor perdono: e odiarmi denrio; e ogni uomo,
Purchè nessun mi spregi, ogni uom m'abborra;.
Tremar mi faccia e tremi. - E' di tant'odio
Pace tra noi che perfida non sia?
Pace un dì recò Guido, e ti sedusse!
Vorrò dar pace ad altri, io che più averla
Nemmen sotterra.... potrò forse? - Un tempo,
Un tempo fu ch'io mi pascea di liete
Lusinghe anch'io! ma nel mio seno allora
Gioia e dolcezza il tuo sguardo spandea,:
Eri innocente allor; nè m'irritava
Una lagrima tua, nè sul tuo volto
Mi sforzavi a spiar nuovi e crudeli
Indizi, e a paventar d'esser tradito. -
Appieno almen fossi tu rea!... Ma fuggi;
Stien l'alpi e i mari in mezzo a noi: t'invola
E se più orrenda si farà la mia
Solitudine lunga, io, non foss'altro,
Dovrò in me solo incrudelire. - A sera
Te n'andrai sposa di Bretagna al Conte
Pria che le colpe e le sciagure nostre
Risappia, e averti chiesta egli si penta,.
Ma innanzi all'orator, sovra queste ossa
Rinunzia a Guido, e l'odio mio gli giura.
Ricciarda:
L'odio tuo? Qui?, dove sovente a Guido
Amor giurai? - Tu allor m'udivi, o Madre!
E se dal ciel non prevedevi i tristi
Dì della figlia tua, lieta eri forse
De'giuramenti miei. Deh padre! io sempre
Starò divisa, poichè il vuoi, da Guido:
Piangerò teco io sempre; e ben il merto,
Se pel mio fallo ogni uomo abborri, e sei
Di speme, e di te stesso, e d'Iddio privo:
Piangerò teco: e ne' solinghi amari
Ombrosi giorni che tu meni, al pianto
Della tua figlia, e spesso il provi, avrai
Talor conforto.... E se per altri il pianto