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la moglie incinta. Visse una malinconica infanzia, velata dalla mancanza del padre. Venne allevato per tre anni dalla balia slovena Gioseffa Gabrovich Schobar, detta "Peppa" (conosciuta anche come Peppa Sabaz), che avendo perso un figlio, riversò sul piccolo Umberto tutto il suo affetto, affetto che il bambino ricambiò tanto da considerarla, come egli stesso scrisse, «madre di gioia». Quando la madre lo rivolle con sé, il poeta ebbe il suo primo trauma di cui tratterà nelle poesie raccolte sotto il titolo Il piccolo Berto (1926). Crescerà quindi con la madre e due zie, una vedova e l'altra nubile, impegnate nella conduzione di una bottega di mobili ed oggetti usati. Frequentò, con scarso rendimento, il Ginnasio Dante Alighieri, dove fu promosso ma gli venne sconsigliato di proseguire gli studi al liceo. Si iscrisse in seguito alla Regia Accademia di Commercio e Nautica, che abbandonerà a metà anno. Nel 1903 si trasferì a Pisa per frequentare l'università. Dapprima seguì corsi di letteratura italiana tenuti dal professore Vittorio Cian, ma lasciò presto questi corsi per seguire quelli di archeologia, tedesco e latino. Nell'estate del 1904, a causa di un litigio con l'amico Chiesa, cadde in forte depressione e decise di ritornare a Trieste. Scriveva intanto versi e qualche articolo per i giornali locali. Entusiasta di d'Annunzio, lo conobbe in Versilia, dove però ne rimase deluso. Il 14 luglio 1905 apparve sul quotidiano di Trieste Il Lavoratore un articolo sulle esperienze fatte durante un viaggio, compiuto a piedi, nel Montenegro. In questo periodo frequentò il Caffè Rossetti, luogo storico di ritrovo per giovani intellettuali, dove conobbe il futuro poeta Virgilio Giotti. L'anno successivo lasciò Trieste per recarsi a Firenze dove rimase per due anni frequentando i circoli artistici "vociani" della città, dove conobbe fra gli altri Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini. Durante uno dei rari ritorni a casa, conobbe Carolina Wölfler, la Lina delle sue poesie, che diventò in seguito sua moglie. Essendo cittadino italiano, pur abitando nell'Impero austro-ungarico, nell'aprile del 1907 partì per il servizio militare destinato a Salerno. Nasceranno da questa esperienza i Versi militari. Ritornato a Trieste nel settembre del 1908 si mise in società con il fratello della futura moglie per gestire due negozi di articoli elettrici e il 28 febbraio, con rito ebraico, sposò Lina. L'anno successivo nacque la figlia Linuccia. Nel 1911 pubblicò, a proprie spese e con lo pseudonimo di Saba, il suo primo libro, Poesie, prefatte da Silvio Benco a cui fece seguito, nel 1912, nelle edizioni della rivista La Voce la raccolta Coi miei occhi (il mio secondo libro di versi), in seguito nota come Trieste e una donna. Risale a questo periodo l'articolo Quello che resta da fare ai poeti dove il poeta propone una poetica sincera, senza fronzoli e «orpelli» contrapponendo il modello degli Inni Sacri manzoniani a quello degli scritti dannunziani. L'articolo, presentato per la pubblicazione alla rivista vociana, venne però rifiutato in seguito al veto di Scipio Slataper e sarà pubblicato solamente nel 1959. Completò anche l'atto unico Il letterato Vincenzo concorrendo ad un premio organizzato dal Teatro Fenice: l'opera, incentrata sul rapporto tra un poeta e la giovane Lena madre di suo figlio, fu criticata e si rivelò un fiasco. Per superare un periodo di crisi dovuto al tradimento della moglie, nel maggio 1913 il poeta si trasferì con la famiglia dapprima a Bologna, dove collaborò al quotidiano Il Resto del Carlino, e nel febbraio del 1914 a Milano, dove assunse l'incarico di gestire il caffè del Teatro Eden. Il soggiorno milanese ispirerà La serena disperazione.
Saba, refrattario a schieramenti politici ma tendente all'interventismo per le sue origini triestine, arriva a collaborare con Il popolo d'Italia diretto da Benito Mussolini. Allo scoppio della grande guerra venne richiamato alle armi dapprima a Casalmaggiore in un campo di soldati austriaci prigionieri, poi come dattilografo in un ufficio militare, e infine, nel 1917, al Campo di aviazione di Taliedo, dove venne nominato collaudatore del legname per la costruzione degli aerei. Risale a questo periodo la lettura di Nietzsche e il riacutizzarsi delle crisi psicologiche, per le quali, nel 1918, verrà ricoverato nell'ospedale militare di Milano. Terminata la guerra e ritornato a Trieste, dopo aver fatto per parecchi mesi il direttore di un cinematografo del quale era proprietario suo cognato e scritto alcuni testi pubblicitari per la Leoni Films, rilevò la libreria antiquaria Mayländer, in società con Giorgio Fano e grazie all'eredità della zia Regina. Ne rimase presto unico proprietario, dal momento che Fano gli cedette la sua quota. Prendeva intanto corpo la prima redazione del Canzoniere che vedrà la luce nel 1922 con il titolo Canzoniere (1900-1921), che raccoglieva tutta la sua produzione poetica in redazione leggermente modificata confronto alla bozza del 1919. Sempre nel 1922 strinse amicizia con Giacomo Debenedetti, ed iniziò a collaborare alla rivista Primo Tempo, sulla quale apparvero alcune sezioni del nuovo libro, Figure e canti, che verrà pubblicato nel 1926. Iniziò a frequentare i letterati riuniti intorno alla rivista Solaria che, nel maggio 1928, gli dedicò un intero numero. Fra il 1929 e il 1931, a causa di una crisi nervosa più intensa delle altre, decise di mettersi in analisi a Trieste con il dottor Edoardo Weiss, lo stesso di Italo Svevo. Fu Weiss, allievo di Freud, che con la Rivista italiana di psicoanalisi introdusse in Italia gli studi del medico viennese. Con lo psicanalista, Saba indagò la sua infanzia, e rivalutò il ruolo della sua nutrice. La critica intanto andava scoprendo il poeta e i nuovi giovani scrittori e poeti, come Giovanni Comisso, Pier Antonio Quarantotti Gambini e Sandro Penna, cominciavano a considerarlo un maestro. Nel 1938, poco prima del secondo conflitto mondiale, a causa delle leggi razziali, fu costretto a cedere formalmente la libreria al commesso Carlo Cerne e ad emigrare in Francia, a Parigi. Ritornato in Italia alla fine del 1939, si rifugia prima a Roma, dove Ungaretti cerca di aiutarlo, ma senza risultato, e poi nuovamente a Trieste, deciso ad affrontare con gli altri italiani la tragedia nazionale. Dopo l'8 settembre 1943 fu però costretto a fuggire con Lina e la figlia Linuccia, e a nascondersi a Firenze, cambiando spesso appartamento. Gli sarà di conforto l'amicizia di Montale che, a rischio della vita, andrà a trovarlo ogni giorno nelle case provvisorie, e quella di Carlo Levi. Uscirà intanto a Lugano, con una prefazione di Gianfranco Contini, la raccolta Ultime cose, aggiunta poi nella definitiva edizione del Canzoniere, che uscirà a Torino, edita da Einaudi, nel 1945. Negli anni del dopoguerra Saba visse per un periodo di nove mesi a Roma e poi a Milano dove rimase per circa dieci anni, tornando periodicamente a Trieste. In questo periodo collaborò al Corriere della Sera, pubblicò da Mondadori Scorciatoie, la sua prima raccolta di aforismi e Storia e cronistoria del Canzoniere. Nel 1946 Saba vinse, ex aequo con Silvio Micheli, il primo Premio Viareggio per la poesia del dopoguerra, al quale seguirono nel 1951 il Premio dell'Accademia dei Lincei e il Premio Taormina, mentre l'Università di Roma gli conferì, nel 1953, la laurea honoris causa. Ormai noto e di grandezza riconosciuta, Saba ebbe un avvicinamento "religioso", si convertì poi al cattolicesimo e si fece battezzare, mentre il suo matrimonio non venne convertito per mancanza di adeguata preparazione. Nel 1955, stanco e malato, e sconvolto per la malattia della moglie, si fece ricoverare in una clinica di Gorizia, dalla quale uscì solo in occasione del funerale della moglie, mancata il 25 novembre 1956. Saba muore nove mesi dopo, il 25 agosto 1957, dopo aver periodo lavorato alla stesura di Ernesto, rimasto incompiuto e pubblicato postumo.



Opere principali



Umberto Saba
Trieste, 9 marzo 1883 – Gorizia, 25 agosto 1957
Umberto Saba

Umberto Saba soldato

Poesia

Poesie, 1911
Coi miei occhi 1912
La serena disperazione, 1920
L'amorosa spina, Trieste 1921
Il canzoniere 1921
Preludio e canzonette, 15 luglio 1922
Autobiografia.I Prigioni, 9-10 ottobre 1923
Figure e canti, 1926
L'Uomo, 1926
Preludio e fughe, 1928
Tre poesie alla mia balia, 1929
Ammonizione ed altre poesie, 1932
Tre composizioni, 1933
Ultime cose, 1944
Il Canzoniere 1945
Mediterranee, 1946
Il Canzoniere 1948
Uccelli, 1950
Uccelli. Quasi un racconto, 1951
Epigrafe. Ultime prose, 1959
Il Canzoniere (1900-1954), 1957

Narrativa e prose varie

Scorciatoie e raccontini, 1946
Storia e Cronistoria del Canzoniere, 1948
Ricordi. Racconti 1910-1947, Milano 1956
Epigrafe.Ultime prose, 1959
Quel che resta da fare ai poeti, 1961
Ernesto, 1975

Epistolari vari

U
mberto Saba,  pseudonimo di Umberto Poli, nacque il 9 marzo 1883 a Trieste, da madre ebrea, Felicita Rachele Coen e da Ugo Edoardo Poli, di nobile famiglia veneziana e agente di commercio. Edoardo si era convertito alla religione ebraica in occasione del matrimonio, avvenuto nel 1882, ma essendo cittadino italiano ed irredentista, le autorità asburgiche lo costrinsero a lasciare la città, abbandonando
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