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Giuseppe Francesco Antonio Maria Gioachino Raimondo Belli Di famiglia modesta, da bambino visse a Napoli, poiché il padre era perseguitato dai francesi che avevano occupato lo stato pontificio. Rimasto assai presto orfano di entrambi i genitori, il Belli dovette cambiare spesso d'impiego, sempre nei settori della computistica e dell'impiego di concetto, ma grazie all'amico poeta Francesco Spada ebbe modo da un lato di iniziare la produzione poetica (inizialmente in lingua italiana) e dall'altro di selezionare i contatti professionali, ricoprendo incarichi via via più importanti.
Fu segretario del principe Stanislao Poniatowsky, poi istitutore privato, poi ancora impiegato all'Ufficio del Bollo e Registro. Sposò una donna di diversi anni più matura, recante una dote che gli permise di guardare con minori preoccupazioni alla vita pratica e di dedicare più tempo alla produzione poetica, che intanto prendeva forma tipica nella metrica del sonetto, oltre che all'Accademia Tiberina, cui con lo Spada aveva aderito dopo la scissione dell'Accademia degli Elleni.
Dell'Accademia fu segretario e nel 1850 presidente. In questa veste fu responsabile della censura artistica, e come tale si trovò a vietare la diffusione delle opere di William Shakespeare.
Morì, nel 1863, a causa di un colpo apoplettico. Aveva disposto nel testamento che tutte le sue opere venissero bruciate, ma il figlio decise di non rispettare la volontà paterna, consentendo invece che fossero conosciute.
L'opera del Belli, principalmente nota per la produzione dei suoi sonetti in dialetto, rappresenta con felice sintesi la mentalità dei popolani della Città Eterna, lo spirito salace, disincantato, a tratti furbesco e sempre autocentrico della plebe, come egli stesso la individua, rendendo con vivezza una costante traduzione in termini ricercatamente incolti di tutte le principali tematiche della quotidianità del tempo.
Da un punto di vista letterario, si tratta infatti della produzione più corposa della poesia dialettale italiana dell'Ottocento, e contemporaneamente, in termini linguistici, si tratta di un documento di inestimabile valore sulle mille possibili articolazioni del romanesco, di cui isola un tipo oramai classico, mentre il tempo trascorso ha già provveduto a farlo evolvere.
A chi vi veda solo un carattere di poesia minore (e questa posizione non è maggioritaria), personalistica, ad usi familiari, si contrappone dunque chi vi riconosca il registro storico di una fase culturale popolare, un secolo prima che l'esigenza di catalogare e studiare (e prima ancora, di raccogliere) gli elementi espressivi dei ceti bassi, certamente quelli anche proverbiali, divenisse sentimento diffuso. Il corpo dei sonetti raggiunge inoltre anche un obiettivo non secondario delle opere letterarie, che è il piacere della lettura, agevolato dalla costante ed intrigante trasparenza del personale diletto dell'Autore nella sua estensione.
Eppure il realismo è parte del modo narrativo belliano, quantunque non esclusivo. Del realismo Belli fu certo attento osservatore, avendone peraltro selezionato materiale per il suo Zibaldone, ma l'inclinazione verso una satira di sistema, velenosa proporzionalmente alla presunta impossibilità di portare a moralistica "redenzione" i cattivi costumi che punge, sposta la classificabilità verso parametri solo apparentemente più "leggeri", e difatti dell'opera si hanno inquadramenti nelle categorie dell'umorismo, della "cronica", del lazzo e - per estremo - della letteratura scandalistica. Come per altre opere di tutte le letterature, al piacere di degustarne l'arguzia, si è spesso aggiunta la morbosità per la dirompente frequenza di ricorso a temini e locuzioni, o proprio a situazioni tematiche, di drastico scandalo.



Opere principali



Giuseppe Gioacchino Belli
Roma, 7/9/1791 - Roma, 21/12/1863
Giuseppe Gioacchino Belli

Ritratto di Belli riproduzione
da stampa ottocentesca


Componimenti poetici

1807 - Lamentazioni - poemetto
1807 - Battaglia celtica - poemetto
1810 - La Morte della Morte -
1813 - Il convito di Baldassare
             ultimo re degli Assirj
1813 - Il Diluvio universale
1813 - L'Eccidio di Gerusalemme
1813 - La sconfitta de' Madianiti
1813 - Salmi tradotti in versi sciolti
1813 - sonetti dedicati a
             Francesco Spada
1816 - La Pestilenza stata in
             Firenze l'anno di nostra
             salute MCCCXLVIII
1817 - A Filippo Pistrucci Romano
Epistolario
Zibaldone
2200 Sonetti romaneschi

Opere teatrali

I finti commedianti (1815)
Il tutor pittore (1815)
I fratelli alla prova (1815)


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