Bello il sangue che ancor su la gonna
Tua ducale rosseggia e sfavilla!
Non forbirlo, o de' Liguri donna;
Odi, a vespro Palermo sonò!
Pittamuli, Carbone, Balilla
Scalzi corran da Prè da Portoria,
Sotto il nobile segno de i Doria,
Dietro il sasso che i mille cacciò.
Dove sono, o Bologna, i possenti,
I guerrier de la tua Montagnola?
Quei che incontro a' metalli roventi
Volan come fanciulle a danzar?
Non più fren di levitica stola
Al furor de le sacre tenzoni!
Spingi in caccia i tuoi torvi leoni!
Senti il cenno per l'aure squillar!
O del Mella viragine forte,
Batti pur su le incudi sonanti,
Stringi pur in arnesi di morte
Del tuo ferro il domato rigor;
Ma rammenta i tuoi pargoli infranti
Su le soglie, i tuoi vecchi scannati,
Ed i petti materni frugati
Da le spade, e l'irriso dolor.
O Firenze, tua libera prole
Dorme tutta ne' templi de' padri
O su' monti ove l'ultimo sole
Il tuo Decio cadendo attestò?
Odo un gemito lungo di madri
Volto al Mincio ed al memore piano
Gli occhi avvalla riscosso il Germano
Da le torri vegliate, e tremò:
Ché un clamor d'irrompente battaglia
Sorge ancor da la trista pianura,
E le azzurre sue luci abbarbaglia