Figlio di Fedele e Domenica Maria Mazzari, proprietari terrieri, nacque ad Alfonsine, in provincia di Ravenna. Dopo avere ricevuto la prima educazione presso il seminario di Faenza, studiò diritto e medicina all'Università di Ferrara.
Accademia dell'Arcadia e poté pubblicare il suo primo libro "La visione di Ezechiello"; tre anni dopo, invitato dal legato pontificio a Ferrara - il cardinale Scipione Borghese - si recò a Roma dove si sposò con Teresa Pikler che gli diede due figli: Costanza e Francesco (quest’ultimo morirà tuttavia in tenera età). Nella città eterna lavorò al servizio del Conte Luigi Braschi Onesti, nipote di papa Pio VI.
Stimolato dalle opere di Vittorio Alfieri Monti iniziò a scrivere pezzi teatrali e nel 1785 debuttò con grande successo con la tragedia Aristodemo.
Nel gennaio 1793 l'inviato francese Hugo Basseville fu ucciso nella via pubblica dove circolava esibendo il simbolo dei rivoluzionari francesi, la coccarda. Monti riprese l'evento nella celebre Cantica in morte di Ugo di Basseville ispirata a Dante Alighieri.
Inizialmente su posizioni contrarie alla rivoluzione francese, che trovarono spazio nelle sue poesie La Feroniade o La Musogonia, Monti accolse tuttavia, successivamente, in modo positivo i mutamenti politici portati dall'arrivo in Italia di Napoleone, divenendo addirittura un collaboratore dell'amministrazione cisalpina.
In effetti già il 18 luglio 1797, solo pochi giorni dopo la proclamazione della costituzione della Repubblica Cisalpina, egli era giunto a Milano da Roma. Tornati gli austriaci nel corso della Campagna d'Egitto, Monti si rifugiò a Parigi, per tornare al seguito di Napoleone nel marzo 1801, alcuni mesi dopo Marengo. Al periodo parigino risale la Mascheroniana, opera in tre canti rimasta incompleta scritta da Monti in occasione della morte di Lorenzo Mascheroni il 14 luglio 1800.
Ritornato in Italia fu nominato professore di retorica all'università di Milano e poi di Pavia dove tenne tuttavia soltanto il discorso inaugurale. Dopo che Napoleone si fece Re d'Italia nel 1805 Monti divenne lo storico e poeta ufficiale di corte, componendo molte liriche inneggianti a Bonaparte, alle sue vittorie e alla sua politica, come la poesia "Bardo della Selva nera". Quest'opera celebra Napoleone tramite le parole di uno dei suoi soldati sopravvissuto alla battaglia di Austerlitz.
Vincenzo Monti sposò Teresa Pichler, figlia di Giovanni Pichler (1734-1791) famoso intagliatore romano di gemme.
Dopo la sconfitta di Napoleone, Monti non si fece scrupoli nel dedicare pari lodi al nuovo sovrano, l'imperatore d'Austria e Re del Lombardo-Veneto Francesco I, e ne fu ricompensato conservando il ruolo di poeta di corte. Agli ultimi anni di vita del Monti, che si spense a Milano il 13 ottobre 1828, risale la magnifica traduzione dell'Iliade di Omero.
Fu sepolto a San Gregorio fuori Porta Orientale, ma la sua tomba andò dispersa. Nella Cripta della Chiesa di San Gregorio Magno in Milano (attuale Porta Venezia) è custodita la lapide funebre (insieme a quella di altri personaggi illustri) che era posta sul muro di cinta del cimitero di San Gregorio. La sua casa natale di Alfonsine, in Romagna, è attualmente adibita a museo.